Secondo l'Olivieri, studioso di toponomastica piemontese, il nome Calosso deriverebbe dal gentilizio romano 'Callucius' mentre un'altra scuola di pensiero lo farebbe derivare da 'Calocero' interpretazione medioevale di San Calogero, santo venerato a Calosso fino alla metà del 700.
Parlando in maniera più dettagliata di Calosso il primo documento nel quale viene menzionato il paese è un atto del 960 d.C. dove viene citato un certo Arimanno de Calocio come testimone di una permuta di terreni da parte di Brunengo Vescovo di Asti.
Calosso in epoca comunale era comunque un feudo tra i più importanti del Consortile di Acquosana che comprendeva Canelli, Calamandrana, San Marzano Oliveto, Agliano, Moasca, Castelnuovo Calcea, ecc., nato per tutelare i feudi minori dalle mire espansionistiche delle famiglie astesi degli Asinari, Roero, Solaro, De Castello, ecc. Molti di questi feudi diventarono una facile preda a causa di un curioso motivo: Calosso ad esempio aveva diverse famiglie nobili (menzionate per altro nel Codex Astensis). Queste famiglie erano generalmente molto feconde, ad esempio quella di Ottone Papino aveva nove figli e fin qui tutto normale senonché alla morte del padre il feudo veniva inesorabilmente smembrato in parti minute.( ne abbiamo un caso emblematico di un certo Robeldo Bertaldo possessore di un'aliquota di castello, villa e sedimi pari a 42/860).
In pratica molti signori calossesi erano nobili più di titolo che di fatto. L'evidente debolezza e le guerre tra Guelfi e Ghibellini di quegli anni fecero sì che in meno di un secolo i signorotti calossesi cedettero le loro parti di feudo alle potenti famiglie astesi per evitare ulteriori danni provocati dalla guerra civile che imperversava a cavallo del 1300 e che aveva già portato distruzione in paese, come ci narra lo storico De Canis nel suo 'Del contado rustico di Acquosana', '...atterrarono il castello e uccisero quasi tutti gli abitanti di Calosso' .
Circa mezzo secolo più tardi, verso la fine dell'indipendenza di Asti e precisamente nel 1377, l'intero feudo di Calosso venne acquistato dal nobile banchiere astigiano Percivalle Roero. Proseguendo nel 1387 troviamo Calosso tra i possedimenti della dote di Valentina Visconti andata in sposa a Luigi d'Orleans. In seguito a questo matrimonio la contea di Asti passa sotto la Francia. Seguiranno centocinquanta anni di dominazione francese non molto piacevoli.
Nel 1531 Calosso con la contea di Asti passa ai Savoia e con l'inizio del 1600 e le sue due guerre di secessione del Monferrato verrà coinvolto in una serie infinita di alloggiate, di occupazioni e chi più ne ha più ne metta da parte dei vari eserciti di passaggio sia spagnoli che francesi e savoiardi a causa dell'importante punto strategico rappresentato dal castello di Calosso.
Nel 1642 ne verrà distrutta una parte. Fortunatamente con la Pace dei Pirenei nel 1659 Calosso perde la sua importanza strategica e il suo castello imponente fortezza cinquecentesca diventa residenza di campagna della famiglia Roero. In questo triste periodo bellico Calosso sale in auge per un'altra importante peculiarità: la produzione del vino Moscato. Come ne attestano numerosi documenti di quell'epoca questo prezioso nettare andò addirittura ad arricchire la mensa della regina Madama Cristina, moglie di Carlo Emanuele I e molte altre nobili tavole torinesi.
Con la fine del diciassettesimo secolo finisce per Calosso un periodo caldo e drammatico consegnandolo finalmente ad un'esistenza più tranquilla e consona a molti piccoli paesini piemontesi.
Notizie tratte dal libro 'Gente di Calosso - Dagli albori al ventesimo secolo' di Piero Bussi